Sabato 29 settembre 2012, il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Reggio Emilia - Guastalla il Rev.do Mons. Massimo Camisasca, F.S.C.B., Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo.
Orémus pro antístite nostro Máximo.
Stet et pascat in fortitúdine tua, Dómine,
in sublimitáte nóminis tui.
Preghiamo per il nostro vescovo Massimo.
Viva e governi con la tua fortezza, o Signore,
e per la grandezza del tuo nome.
Stet et pascat in fortitúdine tua, Dómine,
in sublimitáte nóminis tui.
Preghiamo per il nostro vescovo Massimo.
Viva e governi con la tua fortezza, o Signore,
e per la grandezza del tuo nome.
- Testo del telegramma inviato al nuovo Vescovo da parte dei Gruppi stabili per l'applicazione del Summorum Pontificum della Diocesi di Reggio:
I GRUPPI STABILI REGGIANI PER LA CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA IN FORMA STRORDINARIA SI CONGRATULANO PER LA NOMINA E ASSICURANO LE LORO PREGHIERE.GRUPPO STABILE CUORE IMMACOLATO DI MARIA - REGGIO EMILIA
GRUPPO STABILE ROLANDO RIVI - CORREGGIO
- Lo stemma episcopale di mons. Camisasca:
Una quercia e una stella. Sono gli elementi
scelti da mons. Massimo Camisasca per per il proprio stemma episcople.
Quanto al motto il vescovo eletto si è ispirato a un
versetto del profeta Isaia (Is 32, 17). In una intervista esclusiva al
settimanale "La Libertà" (pubblicata sul numero del 20 ottobre) mons.
Camisasca spiega con queste parole le scelte fatte:
"Lo
stemma riprende quello della Fraternità san Carlo. Al centro sta un
albero. Una quercia. Di essa parlano il salmo primo e il profeta
Geremia: benedetto l’uomo che confida nel Signore. Egli è come un albero piantato lungo l’acqua, verso la corrente stende le radici.
La stella indica Cristo, luce dei popoli. Così come lo ha chiamato il
Concilio Vaticano II, riprendendo Isaia. La stella è anche Maria, che
noi preghiamo spesso con l’Ave maris stella. Il motto è un’espressione
del profeta Isaia – Opus iustitiae pax, frutto
della giustizia sarà la pace (Is 32,17) – che ho scelto per molte
ragioni. La prima, perché mi sembra riassuntiva di tutto quanto l’Antico
e il Nuovo Testamento. La storia di Israele è una ricerca della
giustizia, una sete di essa. Sete di quella giustizia che nasce dal
rapporto vero con Dio, per l’uomo e per il mondo. Tale giustizia, da cui
nasce la pace – cioè la comunione – è solo opera di Dio. A lui dobbiamo
chiederla, da lui implorarla. Giustizia e pace sono anche e soprattutto
due espressioni con cui il Nuovo Testamento, in particolare san Paolo,
chiamano Cristo: Cristo, nostra giustizia (cfr. 1Cor 1,30; Fil 1,11; cfr. Rm 3, 21-26), Cristo, nostra pace (cfr.
Ef 2,14). Giustizia e pace sono anche le attese più profonde del nostro
tempo, le esperienze attraverso cui il mondo interpella Dio e Dio
risponde agli uomini.
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